La cultura italiana ci porta spesso a tacere il discorso della morte. Ne parliamo poco e niente, ma se ne parliamo spesso circondiamo il discorso di scongiuri. Essendo un argomento impegnativo per noi adulti, tendiamo a evitarlo se con noi ci sono bambini. Il parlarne striderebbe troppo con la spensieratezza tipica dell’infanzia.
Quando però viene a mancare una persona vicina, siamo costretti ad affrontare con loro il discorso. Spesso cerchiamo di celare con storielle di fantasia che possono aiutarci a rendere meno traumatica la triste notizia che dobbiamo dare.
Quando però i bambini sono piccoli le emozioni dei genitori – ed in genere degli adulti-, li condizionano anche più delle parole.
Per questo motivo è importante riuscire a mantenere un apparente calma, che li aiuta ad elaborare il lutto più facilmente.
Evitare di spiegare ciò che sta accadendo è controproducente. Il bambino ha bisogno di verità e autenticità, perché è in grado di capire tutto ciò che ha intorno. Come abbiamo detto, “sente” quello che provano i genitori. Celando ciò che accade, cercherebbero risposte e spiegazioni, centrandole su sé stessi, rischiando così di incolparsi della morte del nonno o del cuginetto.
L’esperienza del lutto viene affrontata diversamente dal bambino in base all’età in cui si trova ad affrontarla.
Alcuni pedagogisti hanno provato a trovare similitudini sui modi di affrontare il lutto dei più piccoli, cercando di dare qualche consiglio ai genitori su come affrontare il momento.
Fino a 3 Anni
I bambini troppo piccoli non comprendono il concetto di morte.
Percepiscono intorno a loro uno stato di confusione e tristezza che li agita.
L’unica cosa che si può fare in questi casi è dimostrargli più affetto e rassicurarli con coccole e abbracci, così da dimostrargli che possono stare tranquilli.
Dai 3 ai 6 Anni
In questa fase i bambini hanno coscienza della morte come un evento temporaneo: chi se né andato, prima o poi tornerà.
Essendo però una situazione nuova per loro hanno bisogno di risposte alle loro domande.
Per essere sicuro che sarà rassicurato, il genitore ha il compito di rispondere in modo sincero, coerente e realistico.
Da 6 a 11 Anni
I bambini in quest’età hanno più consapevolezza di ciò che succede e del ruolo della morte.
Seguono i rituali del funerale e della sepoltura, ma non riescono a incanalare correttamente le emozioni; rischiando di farle sfociare in comportamenti di rabbia, frustrazione e aggressività.
Dopo gli 11 anni
L’elaborazione del lutto è più matura e consapevole, restano tuttavia i problemi legati alla gestione delle emozioni, che d’altronde riguardano anche le persone adulte, e la difficoltà di comunicare i propri stato d’animo in maniera serena e partecipativa.
“Non esiste una comunicazione giusta o sbagliata, esiste la comunicazione giusta in relazione a quel bambino in particolare e a quella situazione”.
(Giulia Crespi)

Errori da non commettere
Siate sinceri!
Distinguete bene tra realtà e fantasia, non paragonate la morte al sonno, differenziate tra morte e malattia, spiegate cosa succede dopo la morte, parlatene come di un evento che fa parte del ciclo della natura.
Un po’ come il petalo che cade dal fiore alla fine del ciclo della sua vita. Questo però non comporta la fine del fiore; tornerà a fiorire e il ciclo si ripeterà ogni anno.
Alla luce di ciò che abbiamo detto, sarebbe utile educare i bambini all’evento della morte prima che questa si presenti come evento traumatico nella sua vita. Si possono sfruttare occasioni come la morte di una pianta o di un animale per spiegare la morte come assenza di vita.
Il bambino avrà così l’occasione di vivere un’esperienza che gli faccia capire che la morte è reale, definitiva, naturale e un’occasione per dire addio.
Cosa chiede il bambino?
Le domande più frequenti da parte dei bambini riguardano il perché si muore, dove vanno le persone dopo che sono morte, se torneranno, se possono andare a trovarle, se succederà anche a loro, perché è successo.
È importante essere sinceri col bambino dicendo ad esempio che tutti si fanno questo tipo di domande ma che non esiste una risposta, ci sono cose nella vita che non si possono controllare e la morte è una di queste. Ci si può far aiutare dal credo religioso, raccontando di una seconda vita dopo la morte, o raccontando del volere di un Dio che va al di là di ogni singola scelta individuale.
E’ giusto far partecipare il bambino al funerale?
Spesso ci chiedono se è corretto far partecipare il bambino al funerale.
Non c’è una verità assoluta a riguardo. Molto dipende dal legame del bambino alla persona deceduta e al modo in cui ha affrontato la notizia del lutto.
Sicuramente il funerale è un importante rituale per la separazione, essendo un’occasione per dire addio alla persona. Non parteciparvi potrebbe essere un danno per il bambino; visto che gli farebbe mancare il momento del saluto finale.
Ad ogni modo va preparato a questo evento, spiegandogli dove si terrà, cosa accadrà, che ci saranno molte persone e che piangeranno ed infine lasciare che sia lui a decidere se esserci o no aiutandolo a capire il perché della sua decisione.
Mostrare ai bambini i propri sentimenti rispetto al lutto è importante in quanto consente loro di imparare che questi hanno un inizio, una durata ed una fine.
Il congelamento o evitamento emotivo non è funzionale a questo tipo di apprendimento.
Il nostro supporto
Noi dell’Impresa funebre Sacro Cuore, abbiamo come priorità l’aiuto dei familiari nel momento del lutto. Da anni cerchiamo soluzioni che possono aiutare le famiglie a superare il lutto.
In questo modo abbiamo trovato un’associazione no profit, composta da psicologi e personale preparato ad aiutare chi resta.
Contattateci per avere informazioni, oppure passate presso la nostra sede di Via Vandalino 125/F a Torino, saremo lieti di aiutarvi.

