Di seguito cercheremo brevemente di spiegare a chi spetta la pensione di reversibilità e i ratei di tredicesima del caro estinto, oltre che alla modalità per richiederli. 

Nei giorni seguenti alla celebrazione delle esequie saranno molte le pratiche burocratiche da affrontare.

Tra queste, la richiesta della pensione di reversibilità e dei ratei di tredicesima può essere particolarmente complessa e gravosa per chi è già afflitto dal lutto. Per aiutarvi in questo difficile compito, forniamo un servizio gratuito di richiesta della reversibilità e dei ratei che spettano agli eredi.

Noi dell’Impresa funebre Sacro Cuore attraverso la collaborazione con un Patronato a Torino, vi forniamo ogni informazione inerente le pratiche pensionistiche e vi aiutiamo a gestirle in modo semplice ed efficace; senza lasciare indietro dei crediti che spetterebbero a voi in qualità di eredi. 

PENSIONE DI REVERSIBILITA’

La pensione di reversibilità (pensione ai superstiti) è la percentuale di pensione che spetta agli eredi più prossimi in percentuali diverse a seguito del decesso del congiunto.

Questo tipo di pensione rappresenta un sostegno economico fondamentale per chi rimane.

La reversibilità a chi spetta è un tema che coinvolge principalmente il coniuge, ma anche altri parenti in assenza del coniuge.

Per richiedere la pensione di reversibilità tramite Patronato avremo bisogno di:

– carta d’identità e codice fiscale dell’erede richiedente e del defunto

– stato civile dell’erede richiedente e variazione stato civile del defunto

– redditi del richiedente erede e del defunto

– iban o sportello in cui si desidera ritirare la prestazione

– certificato di morte

– sentenza di separazione (ove presente)

– stato civile del richiedente erede

– recapito del richiedente erede.

Chi Può Richiedere la Pensione di Reversibilità

La reversibilità a chi spetta, di norma, è il coniuge in quanto parente di primo grado. Tuttavia, in mancanza del coniuge, possono farne domanda anche i figli, i genitori se non ci sono i figli, e i fratelli e le sorelle se non ci sono i genitori.

La percentuale di erogazione della pensione di reversibilità è la seguente:

La percentuale di erogazione della pensione di reversibilità è la seguente:

  • 60% al coniuge
  • 80% al coniuge con un figlio
  • 100% al coniuge con 2 o più figli
  • 70% al figlio, se manca il coniuge
  • 80% a più figli, se manca il coniuge
  • 15% al genitore, se mancano coniuge e figli, se hanno più di 65 anni, se non percepiscono pensione e se sono a carico del defunto
  • 15% a fratelli e sorelle, se mancano coniuge, figli e genitori, se sono inabili al lavoro, se non percepiscono pensione e se sono a carico del defunto

Riduzione pensione di reversibilità

La misura della quota di reversibilità viene determinata secondo le percentuali appena descritte, ma a decorrere dal 1 settembre 1995 è anche influenzata dal reddito del superstite. Nel caso in cui il coniuge superstite (o chi per lui) con diritto alla pensione di reversibilità abbia un lavoro dipendente o autonomo, il reddito da lavoro può incidere sull’importo della reversibilità.

Questa incidenza si misura in percentuali. È bene specificare cos’è il trattamento minimo INPS del Fondo pensioni. Questo “trattamento” fa riferimento alla pensione minima ed è disciplinato dalla L. n. 638/1983, più precisamente dall’art. 6. Per il 2021, il trattamento minimo INPS è passato dai 515,07 euro del 2020 agli attuali 515,18. Per il limite reddituale derivante da questo trattamento minimo si moltiplica 515,18 per 13 mensilità e quindi per il 2021 la soglia è pari a 6.697,34 euro. Vediamo ora più precisamente le percentuali di influenza del reddito sulla pensione di reversibilità:

  • riduzione del 25%

Se il reddito annuo ricavato dall’attività lavorativa del superstite è superiore a tre volte il trattamento del minimo INPS ma è comunque inferiore alle quattro volte.

In pratica, se lo stipendio percepito da un lavoratore è tra i 1.546 ed i 2.060 euro al mese lordi, la pensione di reversibilità viene decurtata del 25%.

  • riduzione del 40%

Se il reddito annuo ricavato dall’attività lavorativa del superstite è superiore a quattro volte il trattamento del minimo INPS ma è comunque inferiore alle cinque volte.

In pratica, se lo stipendio percepito da un lavoratore è tra i 2.060 ed i 2.576 euro al mese lordi, la pensione di reversibilità viene decurtata del 40%.

  • riduzione del 50%

Se il reddito annuo ricavato dall’attività lavorativa del superstite è superiore a cinque volte il trattamento del minimo INPS.

In pratica, se lo stipendio percepito da un lavoratore è oltre i 2.576 euro al mese lordi, la pensione di reversibilità viene decurtata del 50%.

Reversibilità a coniugi separati

A livello anagrafico, una coppia di coniugi separati legalmente risulta di fatto ancora sposata. Per questo motivo, il coniuge superstite separato ha diritto alla pensione di reversibilità. La quota di pensione che potrà percepire il coniuge separato equivale alla quota di un coniuge. La percentuale che verrà corrisposta sarà pari al 60%, a meno che non vi sia un figlio. In questo caso, la percentuale sale all’80%, mentre in presenza di due o più figli al 100%. Tuttavia, se il coniuge superstite è beneficiario anche di altri redditi, la pensione di reversibilità viene diminuita come segue:

  • del 25% per reddito superiore al triplo della pensione minima;
  • del 40% per reddito superiore al quadruplo della pensione minima;
  • del 50% per reddito superiore al quintuplo della pensione minima.

Reversibilità a coniugi divorziati

Come abbiamo visto precedentemente, in caso di decesso di uno tra i due coniugi separati legalmente, al coniuge superstite spetta la pensione di reversibilità. Tuttavia, nel caso in cui i due ex coniugi fossero divorziati, allora il coniuge superstite potrebbe richiedere la pensione di reversibilità in percentuale solo se ricorrono tre presupposti:

  1. Il coniuge superstite doveva percepire l’assegno di divorzio dal defunto;
  2. Non deve aver contratto nuove nozze;
  3. L’anzianità contributiva da cui trae origine il trattamento pensionistico deve essere anteriore alla sentenza di divorzio.

La divisione della pensione di reversibilità tra coniuge ed ex coniuge è regolata dalla legge. L’ex coniuge ha diritto all’integrale pensione di reversibilità solo se il defunto non si era risposato. In caso contrario, la pensione di reversibilità spetta in parte all’ex coniuge divorziato e in parte al nuovo coniuge superstite. La ripartizione delle quote viene fatta dal tribunale in considerazione della durata dei rispettivi matrimoni e delle condizioni reddituali ed economiche dei superstiti.

Conclusione:

La Reversibilità a Chi Spetta?

La pensione di reversibilità è una risorsa fondamentale per i superstiti, garantendo un sostegno economico in un momento di grande difficoltà. Comprendere la reversibilità a chi spetta è essenziale per assicurarsi di ottenere tutti i benefici a cui si ha diritto.

La pensione di reversibilità spetta al momento del decesso del pensionato e viene erogata dal giorno del mese successivo. La reversibilità a chi spetta può includere:

  • Coniuge:

Anche separato legalmente, a meno che non sia intervenuta la cessazione degli effetti civili del matrimonio.

  • Figli:

I figli minori hanno diritto alla reversibilità fino al compimento della maggiore età. I figli maggiorenni possono aver diritto se inabili al lavoro o studenti fino a 26 anni.

  • Genitori:

Se non vi sono coniuge e figli, i genitori possono avere diritto alla reversibilità se hanno più di 65 anni, non percepiscono pensione e sono a carico del defunto.

  • Fratelli e sorelle:

Se non vi sono coniuge, figli e genitori, i fratelli celibi e le sorelle nubili possono avere diritto alla reversibilità se inabili al lavoro, non percepiscono pensione e sono a carico del defunto.

In assenza di questi requisiti, la reversibilità a chi spetta non include altre categorie. Perde il diritto alla pensione di reversibilità il coniuge che si risposa dopo il decesso del pensionato, secondo quanto stabilito dalla legge 8 agosto 1995 n. 335. La pensione di reversibilità è regolamentata anche per quanto riguarda i figli, i quali devono avere almeno 3 anni nel quinquennio precedente la data del decesso per maturare il diritto alla pensione.

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RATEI DI TREDICESIMA

I ratei di tredicesima maturati e non riscossi rappresentano la percentuale di tredicesima della pensione maturata fino alla data del decesso di un pensionato.

Questo importo spetta agli eredi più prossimi, che possono includere il coniuge, i figli, o altri parenti designati, oppure agli eredi di un lavoratore pubblico.

La tredicesima è una parte della retribuzione che viene generalmente erogata a dicembre, e che i pensionati accumulano mensilmente nel corso dell’anno.

Quando viene richiesta la pensione di reversibilità per il coniuge o il parente superstite, viene automaticamente avviata anche la procedura per la liquidazione dei ratei di tredicesima.

Tuttavia, nel caso in cui il superstite non abbia diritto alla pensione di reversibilità, è necessario presentare una domanda separata per ottenere i ratei di tredicesima maturati dal defunto.

Per richiederla tramite Patronato avremo bisogno di:

– carta d’identità e codice fiscale di tutti gli eredi richiedenti e del defunto e relativo grado di parentela

– stato civile dell’erede richiedente ed eventuale codice fiscale del coniuge

– data di variazione stato civile del defunto

– iban o sportello in cui si desidera ritirare la prestazione

– certificato di morte

– eventuale testamento

– recapito del richiedente erede.

Come si calcola il rateo di tredicesima  spettante?

Il calcolo del rateo di tredicesima spettante si basa su un semplice metodo di suddivisione.

Ogni mese di vita del pensionato accumula un dodicesimo della tredicesima annuale nel suo cassetto pensionistico. Alla fine dell’anno, tutti i ratei mensili vengono liquidati in un’unica soluzione sotto forma di tredicesima.

Se il pensionato decede prima di dicembre, la famiglia avente diritto può richiederne la liquidazione anticipata. È fondamentale comprendere come calcolare correttamente l’importo spettante agli eredi. Per farlo, si prende il valore della tredicesima annuale e lo si divide per 12, ottenendo il rateo mensile. Questo valore mensile viene poi moltiplicato per il numero di mesi in cui il pensionato è rimasto in vita nell’anno in corso.

Per esempio, se un pensionato decede il 15 aprile e la sua tredicesima annuale è di 1.100 euro, il calcolo sarà il seguente: si divide 1.100 euro per 12, ottenendo circa 91,67 euro per mese. Questo importo viene poi moltiplicato per i quattro mesi vissuti (da gennaio ad aprile), ottenendo un totale di 366,67 euro. Questa somma rappresenta il rateo di tredicesima spettante agli eredi.

In conclusione, i ratei di tredicesima maturati e non riscossi sono un diritto economico degli eredi del pensionato defunto, e la loro corretta richiesta e calcolo sono fondamentali per assicurare che gli aventi diritto ricevano il giusto compenso.

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