Giuseppe Maria Garibaldi, fu un generale, patriota e condottiero italiano, nonché scrittore.

Le sue imprese militari tra Europa  e America Meridionale, fecero sì che fu riconosciuto anche come “Eroe dei due mondi”; e quindi anche come eroe nazionale del XX secolo.

rappresentò una delle figure principali del Risorgimento; e fu riconosciuto anche come  a seguito delle sue imprese militari compiute in America Meridionale e in Europa.

Giuseppe Garibaldi aveva ben chiaro che cosa voleva succedesse al suo corpo il giorno che sarebbe sopraggiunta la morte.

Nel suo testamento, redatto il 17 settembre del 1881, Garibaldi infatti scrisse: «Avendo, per testamento, determinato la cremazione del mio cadavere,; incarico mia moglie dell’eseguimento di tale volontà – con legna di Caprera – e pria di dare avviso a chicchessia della notizia della mia morte. Ove morisse essa prima di essa, io farò lo stesso per essa. Verrà costruita una piccola urna di granito,; che racchiuderà le ceneri di lei e le mie. L’urna sarà collocata sul muro dietro il sarcofago delle nostre bambine e sotto l’acacia che lo domina».

L’idea di essere bruciato non secondo la tradizione classica presso un tempio crematorio, bensì su una pira di legna, proprio come un antico eroe omerico,; era un’idea che aveva da sempre. Già una decina di anni prima indicò a Franz Muller – cavaliere del regno di Prussia – la sua volontà e l’indicazione del punto esatto in cui il suo corpo doveva ridursi tra le fiamme,; indicando per altro anche i tipi di legno che dovevano essere utilizzati:; «Il ginepro resinoso, il lentischio profumato, il mirto sacro, qualche corbezzolo e rami di pino». Una volta avvenuta la cremazione secondo le sue indicazioni,; le ceneri dovevano essere sepolte accanto a quelle delle sue bambine, all’ombra del salice sotto cui Garibaldi riposava solitamente.

Il giorno in cui morì il governo italiano fu fermamente contrario a seguire le volontà testamentarie di Giuseppe Garibaldi.

Si tenne una sorta di consiglio di famiglia in cui era presente anche Crispi. La moglie di Garibaldi, Francesca Armosino, era la rappresentante della fazione decisa a far rispettare il volere del defunto marito,; mentre la fazione contraria era rappresentata dal Governo italiano, che voleva inizialmente portare le spoglie di colui che aveva fatto tanto per lo Stato italiano, potessero essere conservate e sepolte solennemente a Roma, magari sul Gianicolo.

Il compromesso che si trovò fu quello di non bruciare la salma, ma nemmeno di imbalsamarla. Venne sepolta a Caprera con una soluzione all’italiana,; di quelle che nascono come provvisorie e con il tempo si sedimentano fino a diventare definitive.

Il funerale di Garibaldi avvenne l’8 Giugno 1882, a ben sei giorni dalla morte.

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