La morte di Luigi Pirandello, avvenuta il 10 dicembre 1936, segnò la fine di un’era per la letteratura italiana.

L’autore, insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1934, ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama letterario mondiale. La sua opera più celebre, “Il fu Mattia Pascal”, è ancora oggi considerata un capolavoro della narrativa italiana del XX secolo.

Pirandello è stato un innovatore nella forma e nel contenuto delle sue opere. Con opere come “Così è se vi pare”, ha esplorato le complessità della natura umana e le sfumature dell’esistenza. La sua capacità di cogliere le contraddizioni e le ambiguità della vita lo ha reso un autore amato e rispettato in tutto il mondo.

L’istituto di Studi Pirandelliani, situato in Via Antonio Bosio a Roma, è stato fondato per preservare e promuovere l’eredità letteraria di Pirandello. Questo centro di ricerca e studio è diventato un punto di riferimento per gli studiosi e gli appassionati dell’opera dell’autore siciliano.

 

L’istituto di Studi Pirandelliani si impegna a preservare e diffondere l’eredità di Pirandello, organizzando conferenze, incontri e pubblicazioni su di lui e sul suo lavoro. Attraverso queste attività, l’istituto cerca di mantenere viva la memoria dell’autore e di stimolare nuove ricerche e interpretazioni della sua opera.

Le ultime volontà 

Quando Pirandello morì i figli trovarono un foglietto con su scritto “Mie ultime volontà”, in cui era scritto: Cremazione e dispersione delle ceneri

Mie ultime volontà da rispettare:

      1. Sia lasciata passare in silenzio la mia morte. Agli amici, ai nemici preghiera, non che di parlarne sui giornali, ma di non farne pur cenno. Ne annunzi ne partecipazioni.
      2. Morto non mi si vesta. Mi s’avvolga nudo, in un lenzuolo. E niente fiori sul letto e nessun cero acceso.
      3. Carro d’infima classe, quello dei poveri. Nudo. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta.
      4. E il mio corpo appena arso, sia lasciato disperdere, perché niente, neppure la cenere vorrei avanzasse di me. Ma se questo non si può fare, sia l`urna cineraria portata in Siciliae murata in qualche rozza pietra nella campagna di Girgenti, dove nacqui.

 Luigi Pirandello 

Le richieste del celebre scrittore furono ben chiare: qualcosa di semplice e privato e, se possibile, la dispersione delle ceneri.

Purtroppo però nel 1936 la dispersione in Italia ancora non era stata regolamentata e quindi ammessa in alcun modo.

I figli riuscirono solo parzialmente a rispettare le volontà del defunto padre. Riuscirono infatti a farlo cremare, ma l’urna fu portata al cimitero del Verano a Roma.

Anni dopo cinque studenti universitari tra cui Camilleri, provarono a parlare con le più alte cariche di Agrigento per poter trovare una soluzione che rispecchiasse maggiormente il volere del grande intellettuale siciliano, circa l’ubicazione delle sue ceneri.

Cremazione e dispersione delle ceneri

Il ritorno a Girgenti

Dovettero però aspettare il ‘48 per veder presa in considerazione la loro richiesta dal Professor Gaspare Ambrosini. Fu lui a movimentarsi subito per portare le ceneri in Sicilia, richiedendo tutte le autorizzazioni necessarie.

L’urna accuratamente sigillata giunse a Palermo, ma il vescovo di Agrigento si rifiutò di benedire le ceneri perché contrario alla cremazione. Il compromesso fu quello di inserire l’urna all’interno di una bara.

Le ceneri vennero così poste e conservate nella casa natale del premio Nobel per ben 15 anni in attesa che il monumento si completasse nel 1962. Ultimato quindi il monumento si dovettero travasare in un contenitore di alluminio le ceneri di Pirandello; contenitore che risultò però troppo piccolo per contenere tutte le ceneri.

Fu a questo punto che il delegato comunale di Agrigento propose di disperdere (come del resto avrebbe voluto lo scrittore) le ceneri che non riuscivano ad essere contenute nel vaso, in mare.

Anche qui però vi fu l’ennesimo intoppo: le ceneri da spargere non arrivarono mai alla costa. Una folata di vento improvvisa distribuì le ceneri in aria.

Sicuramente Pirandello non aveva richiesto tutte queste cerimonie nelle sue ultime volontà, ma almeno fu rispettato, seppur parzialmente, il suo desiderio di dispersione delle ceneri.

L’Esame del DNA

Nel 1994 si notò che dentro l’urna greca c’erano ancora ceneri, che lo scalpello non era riuscito a scalfire, si fece un esame del DNA e il risultato fu sorprendente. Le ceneri di Pirandello erano mischiate a quelle di altri uomini e donne , (probabilmente errore fatto nel 1936 all’epoca dei primi funerali) , quindi nella tomba di Pirandello la scienza afferma che, c’è Pirandello e non c’è Pirandello.

Più pirandelliano di così…

Il ricordo e il tributo perpetuo

La morte di Pirandello ha suscitato una profonda tristezza tra i suoi ammiratori e i suoi colleghi. La sua scomparsa ha lasciato un vuoto nel mondo della letteratura italiana, ma il suo spirito e la sua opera continueranno a ispirare generazioni future.

La sua casa a Roma, in Via Antonio Bosio, è diventata un luogo di pellegrinaggio per i suoi fan, che vi si recano per rendere omaggio al grande scrittore. Qui, tra le mura che lo hanno visto vivere e lavorare, è possibile percepire ancora l’atmosfera magica che permeava la sua vita e la sua opera.

Ma la morte di Pirandello non ha segnato la fine della sua influenza. Le sue opere continuano ad essere studiate e apprezzate in tutto il mondo, e il suo nome rimane sinonimo di genio letterario. La sua capacità di penetrare nell’animo umano e di dare voce alle sue contraddizioni e alle sue paure lo rende ancora oggi un autore moderno e attuale.

La morte di Pirandello ha lasciato un vuoto nel cuore di tutti coloro che hanno amato e apprezzato il suo lavoro. Ma il suo spirito e la sua opera vivranno per sempre nei cuori e nelle menti di coloro che lo hanno conosciuto e amato.

Che la sua memoria continui a ispirare e illuminare il mondo della letteratura per sempre.

Onoranze Funebri 
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