Quando Pirandello morì nel 1936, i figli trovarono un foglietto con su scritto “Mie ultime volontà”, in cui era scritto: Cremazione e dispersione delle ceneri

Mie ultime volontà da rispettare:

      1. Sia lasciata passare in silenzio la mia morte. Agli amici, ai nemici preghiera, non che di parlarne sui giornali, ma di non farne pur cenno. Ne annunzi ne partecipazioni.
      2. Morto non mi si vesta. Mi s’avvolga nudo, in un lenzuolo. E niente fiori sul letto e nessun cero acceso.
      3. Carro d’infima classe, quello dei poveri. Nudo. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta.
      4. E il mio corpo appena arso, sia lasciato disperdere, perché niente, neppure la cenere vorrei avanzasse di me. Ma se questo non si può fare, sia l`urna cineraria portata in Siciliae murata in qualche rozza pietra nella campagna di Girgenti, dove nacqui.

 Luigi Pirandello 

Le richieste del celebre scrittore furono ben chiare: qualcosa di semplice e privato e, se possibile, la dispersione delle ceneri.

Purtroppo però nel 1936 la dispersione in Italia ancora non era stata regolamentata e quindi ammessa in alcun modo.

I figli riuscirono solo parzialmente a rispettare le volontà del defunto padre. Riuscirono infatti a farlo cremare, ma l’urna fu portata al cimitero del Verano a Roma.

Anni dopo cinque studenti universitari tra cui Camilleri, provarono a parlare con le più alte cariche di Agrigento per poter trovare una soluzione che rispecchiasse maggiormente il volere del grande intellettuale siciliano, circa l’ubicazione delle sue ceneri.

Cremazione e dispersione delle ceneri

Il ritorno a Girgenti

Dovettero però aspettare il ‘48 per veder presa in considerazione la loro richiesta dal Professor Gaspare Ambrosini. Fu lui a movimentarsi subito per portare le ceneri in Sicilia, richiedendo tutte le autorizzazioni necessarie. Cremazione e dispersione delle ceneri

L’urna accuratamente sigillata giunse a Palermo, ma il vescovo di Agrigento si rifiutò di benedire le ceneri perché contrario alla cremazione. Il compromesso fu quello di inserire l’urna all’interno di una bara.

Le ceneri vennero così poste e conservate nella casa natale del premio Nobel per ben 15 anni in attesa che il monumento si completasse nel 1962. Ultimato quindi il monumento si dovettero travasare in un contenitore di alluminio le ceneri di Pirandello; contenitore che risultò però troppo piccolo per contenere tutte le ceneri.

Fu a questo punto che il delegato comunale di Agrigento propose di disperdere (come del resto avrebbe voluto lo scrittore) le ceneri che non riuscivano ad essere contenute nel vaso, in mare.

Anche qui però vi fu l’ennesimo intoppo: le ceneri da spargere non arrivarono mai alla costa: una folata di vento improvvisa distribuì le ceneri in aria.

Sicuramente Pirandello non aveva richiesto tutte queste cerimonie nelle sue ultime volontà, ma almeno fu rispettato, seppur parzialmente, il suo desiderio di dispersione delle ceneri.

L’Esame del DNA

Nel 1994 si notò che dentro l’urna greca c’erano ancora ceneri, che lo scalpello non era riuscito a scalfire, si fece un esame del DNA e il risultato fu sorprendente. Le ceneri di Pirandello erano mischiate a quelle di altri uomini e donne , (probabilmente errore fatto nel 1936 all’epoca dei primi funerali) , quindi nella tomba di Pirandello la scienza afferma che, c’è Pirandello e non c’è Pirandello.

Più pirandelliano di così…

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